LE TRIBOLAZIONI DI UN ASPIRANTE PIPEMAKER

 “E’ molto meglio vedere una cosa con i propri occhi una volta che sentirne parlare cento volte. E’ molto meglio fare una cosa con le proprie mani una volta che vederla cento volte.” 
(massima cinese)

La figura del pipemaker come la conosciamo oggi, nasce intorno agli anni ’60 ad opera di due personaggi che hanno rivoluzionato il mondo della pipa: Sixten Ivarsson e Poul Rasmussen.

Sixten 1Rasmussen 1

Essi fonderanno, a loro insaputa, quella che oggi viene chiamata “la scuola danese”. Dai loro laboratori escono pezzi unici che, pur partendo dagli shapes classici, mostrano uno stile e procedimenti di lavorazione innovativi. Con loro, il Maestro artigiano che vuole andare oltre può assurgere a una dimensione artistica.

Oggi, dopo oltre cinquant’anni da quell’esperienza, la pipa non è più solo un oggetto costruito allo scopo di fumare. Sia per chi la fuma che per chi la fa, è diventata anche una forma d’espressione. Forse è per questo che, da qualche anno, così tanti giovani vogliono imparare l’arte di costruire pipe.

Ora, immaginiamo di seguire uno di questi scalpitanti giovani (giovani per modo di dire; potrebbe anche trattarsi di un simpatico cinquantenne come me, o di un’ultrasessantenne in pensione. Non è mai troppo tardi per arricchire l’anima).

Bene, il giovane, se non è un “figlio d’arte”, dovrà affrontare un lungo training d’apprendimento.Le cronache ci raccontano che, qualche secolo fa, nelle botteghe artigiane un allievo diventava Maestro dopo almeno dieci anni di apprendistato. Oggi, nell’era della comunicazione globale e della tecnologia informatica, gli strumenti di apprendimento si sono moltiplicati a dismisura. Quindi il nostro giovane, piuttosto che presentare umilmente una richiesta di apprendistato al Maestro “Tal dei Tali”, inizierà la sua personale auto-formazione guardando dei video su YouTube, foto sparse sulla rete, siti specialistici come pipedia.co, i numerosi blog di appassionati, fino ad approdare ai siti web dei veri pipemakers. In questi ultimi, però, difficilmente troverà informazioni sul processo di produzione. Allora tornerà su YouTube, e ricomincerà la trafila, fino a quando penserà di aver capito perfettamente con che cosa ha a che fare. Nel frattempo, avrà recuperato una miriade di informazioni sui materiali, sugli attrezzi, sulle tecniche di base e sulla finitura. Il giovanotto sarà stato infettato dalla convinzione, oggi comune, che basti passare diverse ore al computer per diventare un esperto in qualunque materia.

In realtà scoprirà presto che tutte quelle immagini e parole non sono altro che un’accozzaglia di nozioni prive di un filo che le connetta tra di loro. Intanto, però, comprerà un pre-forato con bocchino in metacrilato e, armato di entusiasmo, comincerà la sua avventura con gli strumenti che si ritrova a casa (difficilmente chi ha avuto l’idea di provare a costruire una pipa non ha in casa almeno delle lime e un seghetto).

Presto l’impresa si rivelerà molto più difficile di quello che sembrava. La radica è dura e gli attrezzi a disposizione non fanno quello che si ha nella testa. Il giovane finirà per accontentarsi di un risultato finale quanto meno mediocre, ma ai suoi occhi sembrerà comunque una meraviglia. Tutte le ore impiegate a dare una forma a quell’anonimo pezzo di radica oscurerà l’obiettività tecnico-estetica a tutto vantaggio dell’orgoglio di essere riusciti nell’impresa. Mostrerà con una punta di vanità il proprio trofeo agli amici e alla compagna/o, i quali, non capendone assolutamente niente, loderanno le grandi capacità del giovane ingenuo.

Così, spinto dal proprio Ego, ordinerà altri pre-forati per dare finalmente inizio a una grande carriera di pipemaker.

Alla quinta pipa (non siate pignoli, è solo una stima), il giovane penserà che sia arrivato il momento di essere riconosciuto anche dai professionisti del settore. Certo del successo, si troverà di fronte diverse possibilità:

  1. provare a vendere le proprie pipe su eBay;
  2. contattare il tabaccaio vicino casa mostrandogli i propri capolavori;
  3. postare le proprie pipe su un social network e aspettare i feedback.
  4. contattare via e-mail un dealer

Su eBay forse riuscirà a piazzare una pipa per qualche decina di euro (i casi eccezionali ci sono sempre, ma non è il momento di parlarne), il tabaccaio gli proporrà di lasciargli qualche pezzo concordando un 50% sull’improbabile venduto, dai social network avrà feedback contrastanti e il dealer rifiuterà le sue pipe.

Nonostante i suoi sforzi, il giovane comincerà a subire le prime mortificazioni.

Siamo così arrivati al momento della crisi.

Il giovane si chiederà cosa c’è che non va. I suoi amici apprezzano le sue pipe e non vede differenze sostanziali tra le sue produzioni e quelle che compaiono su internet.

E’ a questo punto che si decide il suo destino.

  • Se il giovane è un presuntuoso pieno di sé continuerà a fare le sue pipe, magari mettendole in mostra in uno dei tanti forum sull’argomento. Lì troverà di certo chi ne sa meno di lui e acquisirà, nel tempo, una certa notorietà nel gruppo. Forse riuscirà persino a venderne qualcuna a un prezzo simbolico, ma soprattutto si dedicherà a elargire preziosi consigli da pipemaker navigato (nel regno dei ciechi il monocolo è re).
  • Il giovane seguiva solo il bisogno di uno spazio di realizzazione, non farà fatica a trovare qualcos’altro e abbandonerà l’idea di costruire pipe.
  • Il giovanotto è d’indole umile, ha davvero voglia di imparare e si è ormai innamorato dell’oggetto pipa. Andrà in cerca di un Maestro.

Lasciamo i primi due al loro destino, e apprestiamoci a seguire l’avventura del terzo, coraggioso, giovane.

Questi, quindi, si metterà alla ricerca di un Maestro. Come fare? Nell’era di internet basterà scrivere una e-mail ad un pipemaker di successo che il giovane vorrebbe emulare. Certo, non scriverà Maestro vorrei avere l’onore di diventare suo allievo – sarebbe bellissimo se ancora usassimo queste formule di rispetto e cortesia, ma il giovane proviene da un’educazione alla sintesi e il suo tempo scorre più velocemente del nostro – piuttosto si limiterà a chiedere timidamente qualche informazione tecnica, tipo: Buongiorno, mi chiamo Giovanotto e vorrei chiederle, se non le è di disturbo, dove acquista la sua radica.

Ora facciamo uno sforzo di fantasia mentre la nostra telecamera mentale si sposta sullo sparuto gruppo di Maestri ancora in vita. La mia esperienza mi porta a scommettere che l’80% di loro ignorerà la richiesta di informazioni. Non certo per mancanza di generosità o di gelosia. E’ che questi appartengono alla categoria degli eccentrici, già parecchio famosi e di indole anarchica. A loro piace giocare da soli e non sono portati all’insegnamento. Insomma, degli inguaribili strafottenti incredibilmente simpatici.

L’altro 18% può darsi che trovi il tempo di rispondere ma, trattandosi di veri stakanovisti, al massimo si limiteranno a indicare il nome di un segantino di loro conoscenza.

C’è poi un 1% che chiederà denaro. Questi hanno colto l’occasione di fare business con l’insegnamento personalizzato. Ma il giovanotto non può permetterselo e lo scarta a priori.

L’unico che risponderà con sincera disponibilità sarà il potenziale Maestro del nostro giovanotto. Perché l’ha fatto? A volte è solo a causa di uno strano disegno del destino ma, più probabilmente, è un uomo che crede nella gioia della trasmissione gratuita del sapere (a proposito, sapevate che Stradivari si è portato nella tomba la formula della magica vernice con cui tingeva i suoi violini?).

Per qualche tempo il rapporto rimarrà allo stato potenziale perché non è detto che funzioni. Per esempio, il giovanotto ha volontà ma non è dotato, ha troppa fretta di arrivare o tollera poco le critiche. Oppure il Maestro, nel tempo, troverà antipatico il giovanotto, o percepirà in lui interessi puramente commerciali che non gradisce. Comunque, poiché non vogliamo che la storia finisca qui, abbandoniamo i casi sopra citati e facciamo finta che i due si piacciano.

In un primo momento, la disponibilità del Maestro a dare un’opinione alle numerose foto degli obbrobri inviati via e-mail stupirà il giovanotto (che d’ora in poi chiameremo allievo). Gli sarà difficile capire che per il Maestro trasmettere le sue conoscenze è un reale piacere. In un mondo dedito alla rapina, cosa spinge un uomo a trasmettere gratuitamente le sue conoscenze? L’allievo godrà di questa alterità rafforzando la sua convinzione di trovarsi nel posto giusto. In fondo, desiderare di essere un pipemaker nel terzo millennio indica di per sé un’inconscia tendenza a volersi estraniare da un mondo in cui non ci si riconosce.

Il rapporto epistolario-telematico, prima o poi, non sarà più sufficiente e l’allievo si recherà direttamente nel Sancta Sanctorum del Maestro.

Lì subirà la rivelazione, come San Paolo sulla via di Damasco: guardando lavorare il Maestro egli capirà che, fino ad allora, non aveva capito niente. La sua mente rimetterà insieme tutte le nozioni incamerate e ciò che finora erano state solo le tesserine sparse di un puzzle inesplicabile, diventerà un quadro intellegibile. Tornerà a casa in trance, pervaso dalla voglia di mettere subito in pratica ciò che ha visto e preoccupato per le spese che dovrà affrontare per riconfigurare adeguatamente il suo laboratorio.

Da adesso in poi l’allievo comincerà la vera avventura e, se davvero è dotato e capace di mantenersi umile, nel giro di qualche anno entrerà a far parte di quell’universo parallelo abitato da alieni chiamati pipemakers.

Poi, un giorno, l’allievo diventato Maestro scaricherà la posta elettronica sul suo computer e troverà una mail che dice: Buongiorno, mi chiamo Giovanotto e vorrei chiederle, se non le è di disturbo, dove acquista la sua radica.

Nota finale

Che non si offendano i giovani aspiranti pipemakers per come li ho trattati in questo articolo. Sono stato, e tutto sommato lo sono ancora, uno di essi. La prima volta che ho postato le foto delle mie pipe al mio Maestro Mimmo Romeo lui, notoriamente affetto da prolissità, mi rispose laconicamente con solo cinque parole: le tue pipe fanno schifo. Conquistarsi la sua fiducia e, subito dopo, quella di sua moglie Karin non è stato facile.

Che non si offendano, poi, i Maestri. La suddivisione in categorie è stata un’esigenza letteraria. So che nessun Maestro può essere incasellato in una categoria, meno che mai un pipemaker che, per sua natura, vuole essere un uomo libero.

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