PIPE, MEDITAZIONE E LA “LEGGE DI KARIN”

Aspirare il fumo induce un tipo di respirazione particolare, molto simile ad alcune pratiche yoga descritte nei Pranayama, l’arte del respiro. Non sono pazzo, so che è paradossale e che non c’è certo bisogno di fumare per praticare quel tipo di respirazione, ma è un fatto che chi fuma riferisce, tra le altre cose, di farlo perché gli calma i nervi. In realtà, l’aspirazione profonda attiva un movimento del diaframma che, di riflesso, induce uno stato di rilassamento.

Ma questa è solo una notazione curiosa, non è del fumo che voglio parlare bensì del processo di  costruzione di una pipa e dei suoi parallelismi con la pratica della meditazione.

La meditazione è una pratica antichissima che induce uno stato d’identificazione tra chi medita e l’oggetto della meditazione. E’ una tecnica che ci consente di penetrare a fondo nelle cose e in noi stessi, di creare un rapporto di consapevolezza in noi e tra noi e l’Universo. Non c’è bisogno che ci crediate, o l’avete provata o, semplicemente, non la conoscete. Meditare non è un atto di fede, è un’esperienza che chiunque è in grado di vivere, se lo desidera.

Cosa c’entrano le pipe? Chiedetelo a qualunque pipemakers. Anche se non conosce la meditazione, vi dirà che quando lavora il suo pezzo di radica entra in uno stato di beatitudine che non sa descrivere. All’euforia che accompagna l’atto della creazione si affianca un senso di pace, di introspezione e di intensa concentrazione sull’oggetto, fino all’identificazione con esso.

A questo proposito, un giorno mi sono trovato a discutere con Karin della peculiarità del mondo dei pipemakers. La sua tesi è che le pipe esprimono la personalità di chi le costruisce, a volte addirittura riproducendone le fattezze fisiche. Così, pipemaker alti e snelli tendono a forme agili e sfuggenti; al contrario, pipemaker corpulenti o con un Ego espanso amano forme rotonde e di notevoli dimensioni. La potremmo chiamare “la legge di Karin” e sono certo che, se potessimo studiare la questione con metodi scientifici, ne appureremmo la veridicità.

Insomma, chi crea pipe medita, ne sia cosciente o meno. E forse questo fa dei pipemakers persone più sensibili e consapevoli.

Ma tranquilli, non oserei proporre un’altra legge in proposito, perché gli uomini sono imprevedibili e, né la sensibilità, né la consapevolezza bastano a fare di un uomo un buon uomo. Così, dietro un paziente maestro artigiano può nascondersi un odioso ometto, sensibile e consapevole quanto vogliamo, ma pur sempre odioso…

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