TOKYO 2018: PIPES SHOW E INCREDIBILI SOGNI

Quando finalmente atterri all’aeroporto di Narita, ti accorgi che, nonostante tutte le informazioni accumulate prima della partenza, nulla poteva prepararti a ciò che ti trovi di fronte:

l’alieno mondo nipponico si rivela per la prima volta ai tuoi occhi, e in te, vergine occidentale, affiora un improvviso sentimento di inadeguatezza. E adesso?– ti chiedi – come faccio a…?

In una smoke area appena fuori l’aeroporto, la Sauro pipe(mia moglie ed io) stava cercando di elaborare questo inaspettato stato emotivo, quando si avvicinò una donna con gli occhi a mandorla e disse: scusate, non ho potuto fare a meno di sentirvi.Siete italiani?Si– rispondemmo noi sorpresi – E di dove?– insistè lei – Di Palermo, nel sud Italia– le risposi – Io ci abito a Palermo– concluse lei con un sorriso. Yoshie Yamazaki insegna all’associazione italo-giapponese di Palermo, e con le sue indicazioni, arrivare in hotel è stato un gioco da ragazzi.

E’ così che abbiamo risolto il primo impatto con l’alieno Giappone, con un incredibile colpo di fortuna. O, se si preferisce, con un segno di buon auspicio.

E in effetti, le poche giornate a disposizione scorrono piacevolmente. Intercaliamo lunghi percorsi in metropolitana alla ricerca di luoghi da visitare, a gradevoli passeggiate con gli amici pipemakers per le vie di Asakusa, il quartiere dove si svolgerà la fiera.

Una mattina, su invito di Mr. Tsuge, visitiamo la sua fabbrica, pietra miliare della pipa in Giappone. Lui ci accoglie in impeccabili abiti tradizionali per poi lasciarci alle gentili e premurose cure di Hiro, Yo e Kohji che si riveleranno dei perfetti anfitrioni.

 Lo show, ideato da Mr. Tsuge in occasione della tappa giapponese del XIV° campionato del mondo di lento fumo, vede la partecipazione di un ristretto gruppo di affermati maestri, nuovi talenti e sellers di conclamata qualità. Un abbraccio qui, una stretta di mano là, a volte solo un cenno della testa, a seconda del grado di intimità che si è raggiunto negli anni incontrandosi in giro per il mondo, consapevoli, forse anche un po’ orgogliosi, di appartenere a una ristretta cerchia di persone che mantengono ancora in vita un oggetto così nobile e antico: la pipa. Non importa da dove veniamo, abbiamo tutti la stessa passione, un pezzo di legno con due fori, come dico spesso quando voglio ironizzare sulla nostra categoria.

I due giorni di show saranno l’occasione per conoscere meglio Steffen Mueller e Sabina Santos, scambiare due parole con la mia inconsapevole musa ispiratrice, Manduela, conoscere finalmente dal vivo il Maestro Tokutomi. Che piacere, poi, ritrovare i miei vecchi amici Gabriele dal Fiume, Claudio Albieri e un’inaspettata Karin Romeo.

Durante le lunghe e talvolta un po’ noiose ore dello show, per fortuna ogni tanto succede qualcosa di bizzarro. Come quel pomeriggio in cui un attempato signore giapponese è riuscito a sfuggire allo sguardo attento della moglie e, in pochi secondi, ha comprato una pipa a gesti e suoni inarticolati, pregando con gli occhi il venditore di fare in fretta.

Quando finalmente ha messo la pipa in tasca senza che la moglie si accorgesse di nulla, ho tirato un sospiro di sollievo per lui. Spero si goda quella pipa.

 Finito lo show, Mr. Tsuge ci ha offerto l’opportunità di partecipare a un tour sul monte Fuji. E’ stata un’immersione nella dimensione onirica del Giappone: la visita di un antico villaggio e di un giardino delle erbe, la visione della cima innevata del vulcano, la purificazione nelle calde acque del Fuji lake hotel, una rituale cena in abiti tradizionali.

 Ma la dimensione onirica del Giappone permarrà in me anche dopo essere tornato in Italia, regalandomi sogni che voglio raccontarvi, perché è un peccato tacere certe cose.

 Perché mi è capitato di sognare Steffen che al posto delle sue scarpe a cinque dita aveva due succosi tonkatsu. E poi di me Gabriele e Claudio che passeggiamo per Asakusa vestiti da Samurai, le nostre katanapronte ad essere sfoderate in attesa del Clan dei danesiche, capeggiati da Kurt e Anne Julie in abiti vichinghi, vogliono mozzarci la testa. Manduela eviterà l’epico scontro: si frapporrà tra le due fazioni parlandoci dell’amore universale. Colpiti al cuore, ci abbracceremo tutti, piangendo e bevendo sakè.

Ma la scenetta più curiosa dei miei sogni è stata quella di Lev e Alexey, le immancabili pipe in bocca, che chiacchierano animatamente con Dostoevskij, Puskin e Gogol in un minuscolo bar di Asakusa. Non saprò mai di cosa parlassero, nel sogno i cinque dialogano in russo, ma la sola visione, seppure onirica, di un tale consesso, è una gioia per gli occhi.

A interrompere la vivace discussione tra i cinque sarà Antoine che, con la sua innata eleganza, chiede se i signori desiderano qualcosa da bere. Vodka!– proclama senza esitazione il signor Dostoevskij – Gli altri quattro approvano con vigorosi cenni della testa, nonostante Antoine cerchi di convincerli che lo champagne sarebbe più adatto all’occasione. Infatti, dietro di loro Sabina sta festeggiando la fine del suo raffreddore da stress insieme a Gotoh e Lee. I tre sbocconcellano dolcetti al tè verde parlando del futuro della donna nel mondo della pipa. Sarà per questo che adesso mi appare Karin: sta fotografando gli italiani che cantano “volare”, esattamente al centro del grande incrocio di Shibuya, mentre Francesca, indifferente al caos intorno a lei, ha occhi solo per un enorme piatto di tempura. Non può farcela– dico a suo marito. Guarda che quello è solo l’antipasto– mi risponde lui.

A concludere il ciclo delle mie notti oniriche irrompe Mr Tsuge: I soliti occidentali!– urla – la fiera è già iniziata e nessuno è ancora al suo posto!

Scortati da Hiro, Yo e Kohji, lo sguardo a terra per la vergogna, veniamo tutti accompagnati in hotel e sistemati ai tavoli, dove però non ci sono le nostre pipe ma emozioni in forma di biglie colorate…

 Ora, con un po’ di nostalgia, la mia attività onirica è tornata quella di sempre, e sto già pensando a nuove pipe, nuovi viaggi e altri incontri, ma di una cosa sono certo: mi rimarrà per sempre la curiosità di sapere di cosa stessero parlando quei fantastici cinque russi!

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